Nato a Yamaguchi (Giappone) nei 1947, Kenji Toikitsu come tutti i bambini giapponesi ha appresso i rudimenti del sumo all’asilo per poi avvicinarsi alle arti marziali a 10 anni, praticando Kendo e karate. A dodici anni abbandona per dedicarsi ai baseball e all’atletica. Il ritorno alle arti marziali e l’avvio della pratica sportiva del karate ha la data del 1962 quando, ancora quindicenne, frequenta un dôjo della scuola Shito Ryu. Quattro anni dopo, al suo ingresso all’Università di Hitotsubashi (Tokio), passa alla scuola Shotokan (stile più diffuso al mondo creato dal Maestro Gichin Funakoshi). Affiliato alla Japan Karate association (Ji-za), quello di Hitotsubashi e un dojo storicamente importante per l’evoluzione del karate. All’epoca il maestro più anziano è Gima Shinkin {Makoto), partner di Funakoshi durante la celebre dimostrazione del 1922 in Giappone.
Conseguita la laurea, nel 1971 si trasferisce a Parigi come allievo e assistente del maestro Taiji Kase. Quando arriva nella capitale francese, Kenji Tokitsu e’ un promettente 3° dan con la passione per le scienze umane e gli studi sociologici. Si iscrive all’Università di Parigi e contemporaneamente avvia una riflessione sul karate che lo porta nel 1974, dopo 12 anni di pratica, a muovere le prime critiche alla scuola Shotokan. Secondo Tokitsu troppi atleti superati i 35 anni soffrono per i traumi causati dalle forti sollecitazioni a schiena e articolazioni. Inoltre, sempre secondo Tokitsu, la pratica sportiva del karate, irrigidita e in parte snaturata per permetterne una diffusione di massa, ha conservato ben poco delle sue originali caratteristiche marziali.
Per questo torna in Giappone e avvia una ricerca sul tipo di karate praticato concretamente da Funakoshi. Incontrando l suoi allievi diretti, e tra questi i Maestri Shozan Kubota e Takagi Fusajiro, registra le differenze tra il loro modo di praticare e quello insegnato ai praticanti Shotokan. Prosegue le sue ricerche per risalire alle radici più antiche della pratica e studia lo stile Shorin Ryu di Okinawa.
abbandonato definitivamente lo Shotokan, si dedica interamente alla sua ricerca e durante i soggiorni in Giappone scopre e inizia a praticare il taichi chuan, con i maestri Yo Meiji della scuola Yang (gesti lenti e ampi, la cui finalità e principalmente il benessere) e Matsuda Ruyuchi della scuola Chen (gesti veloci, tesi a creare un’energia esplosiva, più
improntato al combattimento). Tokistu studia principalmente il taichi chuan stile Chen e uno stile particolare definito taichi chuan di Sintesi. La pratica e lo studio del taichi lo portano a sposare la concezione del corpo come un insieme liquido, cosa che influisce direttamente sulle tecniche e sulla conduzione del combattimento e pone Tokitsu agli antipodi del rigido registro che predomina nell’odierna pratica del karate. E’ in questa fase che inizia a studiare e praticare il kiko.
E’ dal 1983, con la creazione a Parigi della sua scuola Shaolin mon-Karate do, che comincia a strutturare un metodo di combattimento a mano nuda che si inserisca nel solco della tradizione. Un metodo che è una sintesi originale delle arti di combattimento giapponesi e cinesi e riprende, con un nuovo spirito, il tradizionale obiettivo delle arti marziali : la ricerca di un’efficacia che puo’ durare per tutta la vita, perché crea salute e benessere. In tutti questi anni, oltre a conseguire la seconda laurea in Sociologia, pubblica sull’argomento numerosi saggi. “Lo zen e la via del karate. Per una teoria delle arti marziali”, viene pubblicato in Francia nel 1979, mentre alla fine degli anni ottanta Tokitsu da alle stampe “Shaolin mon. ‘verso un’arte marziale del futuro”.
Nel 1989 torna in Giappone per approfondire la sua conoscenza dello Iai jutsu e dei Kenjuä con il maestro Tetsuzan Kuroda. La scuola Shaolin mon – Karate do diventa un vero e proprio laboratorio dove Tokistu approfondisce e insegna una personale sintesi delle pratiche in cui Pefficacia, in combattimento come nella vita, viene raggiunta con un metodo che produce benessere fisico e offre al praticante un percorso di auto-formazione. Ed le per questo che, dal 1996, la scuola prende il nome di Shaolin mon-Jisei budo.
E’ sempre a partire dalla metà degli anni ’90, che Tokitsu inizia una stretta collaborazione con il professor Toshihiko Yavama, immunologo, responsabile dei reparti di Chirurgia e di Medicina orientale ai Kenritsu Bvoin Kosekan, l’ospeda|e della Prefettura di Saga (Giappone).
Il kiko entra a far parte della rosa delle discipline di base insegnate nella scuola e, dopo alcuni anni di applicazione e verifiche, Yayama e Tokitsu sistematizzano una speciale serie di esercizi, il Jisei-kikô, pensati per incrementare, e conservare negli anni, la funzionalità di tutte le articoiazioni del corpo. Il .jisei-kikô, che oltre a produrre benessere permette di incrementare l’efficacia dei colpi in combattimento, e’ stato presentato ufficialmente in occasione dello Stage internazionale che Yayama e Tokitsu hanno organizzato a Losanna (Svizzera) all’inizio del 2001.
Dalla fine dei 2001 Tokitsu si è impegnato soprattutto neila divulgazione del metodo e del risultati della sua ricerca. La scuola, in questo periodo, prende il nome di Jiseido (Iett. crearsi creando) e conosce un grande sviluppo in Giappone. Le sue ricerche, i suoi libri, il suo metodo hanno infatti riscontrato un grande interesse anche in Giappone dove Tokitsu torna, una settimana al mese, per dirigere stage di formazione a Tokyo, Osaka e Fukoka.
Ed è nel 2002 che Kenji Tokitsu decide di trasferire in Italia la sede principale della sua scuola, dopo circa 30 anni passati a Parigi. Qui, affiancato dai suoi migliori allievi, ha avviato una nuova fase di studio e di ricerca che ha come fine quello della sistematizzazione e diffusione del proprio metodo. Tokitsu-Ryü e ora il nome del metodo e della scuola, un nome che paradossalmente non indica nella propria definizione alcuna arte marziale e che si pone come strumento di autoformazione che ogni praticante può calare nella propria concreta quotidianità.